Ultima modifica: 30 Luglio 2019
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Un ricordo della professoressa Maria Rosaria Tetta

Da Gianmarco Marabini, ex-studente del Liceo che ha avuto come insegnante la professoressa Tetta, il suo ricordo della scomparsa della professoressa. [leggi tutto]

La morte di qualcuno mette molti di fronte all’assenza della persona amata e questo porta il dolore e la commozione. Per me è stato diverso. Io e la professoressa Tetta avevamo iniziato ad essere l’un per l’altro assenti, con qualche sporadico contatto, già da tempo. Quello che la sua scomparsa invece ha riportato, forte, vivido e pulsante a tal punto da farmi male, è stata la sua presenza. Quanto, ad oggi, riesco a ritrovare in me e nelle mie scelte di vita di quello che è stato generato dal suo essermi vicino, come insegnante, mentore e vorrei quasi dire amica. Il pensiero di usare questa parola mi fa sorridere perché so che non l’avrebbe approvata. Sicuramente non sarebbe stata lei ad usarla. Ma cercare di dare una definizione ad il suo modo di percepirmi è inutile. Sopratutto perché non so dare io una definizione univoca di come ho percepito lei in tutti questi anni. Ed anche questo è motivo di dolorosa gioia. Non saper esprimere con una parola che sia onnicomprensiva tutta una sedimentazione di incontri, scontri, confronti che sono diventati il terreno della mia orografia. Ho bisogno di tutto questo discorso che faccio a me stesso per forse cercare di farmi capire. Ma non so nemmeno da chi farmi capire. Forse queste parole sono un tardo saluto alla professoressa, ciò che le avrei voluto dire ma che so che non sarei mai riuscito a dirle in un altro momento se non questo. Così ho bisogno di comunicarle a qualcuno, di far sapere che anche se ora lei non è più presente, è stata per me presentissima e forse per questo continuerà ad esserlo ancora per altri. I suoi insegnamenti di essere umano prima ancora che di docente, tanto in positivo quanto in negativo, sono stati fondamentali per me e tutto quello che ha seminato germoglierà, se non lo ha ancora fatto. Una volta mi disse: “Gianmarco, quando il terreno è buono non è un temporale che lo rovina. Al massimo per un anno non si farà il raccolto, ma l’anno successivo sì.” Ed io ora vorrei risponderle dicendo che i bravi agricoltori sanno seminare su molti terreni. Grazie per avere sempre seminato, non importa che pianta, ma per avere sempre avuto qualche seme da lanciare. Grazie.

Gianmarco Marabini

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